Come definire il successo del trattamento della depressione
Una terapia antidepressiva efficace è più di un semplice miglioramento, o scomparsa di manifestazioni cliniche sintomatiche. L’ampia costellazione di sintomi emotivi, fisici e cognitivi della depressione dovrebbe essere valutata e affrontata al momento della diagnosi, nel corso del trattamento e successivamente in modo da ottimizzare le possibilità dei pazienti di ottenere una remissione vera e duratura1. Si dovrebbe prevenire la ricaduta dove possibile e favorire l'aderenza al trattamento durante il corso della terapia.2,3
Trattare l’ampia costellazione di sintomi della depressione potrebbe favorire un recupero funzionale completo del paziente
Raggiungere la remissione
Una revisione dello studio di riferimento STAR*D ha rivelato che quasi il 50% dei pazienti affetti da depressione maggiore non raggiunge la remissione dopo il trattamento con due diversi inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRIs)4.
La remissione nella depressione è definita come un ritorno alla "normalità" per il paziente, che ha un completo recupero da tutti i sintomi caratterizzanti la condizione patologica5. Inoltre, esistono una serie di definizioni quantificabili di remissione, in linea con varie valutazioni di gravità della depressione6. Ad esempio, un punteggio ≤7 sulla scala Hamilton Depression Rating Scale (HDRS o HAM-D) viene occasionalmente utilizzato per indicare la remissione negli studi clinici così come il punteggio ≤10 sulla scala Montgomery-Åsberg Depression Rating Scale (MADRS)7. Tuttavia, nella pratica clinica, i pazienti ritenuti in remissione spesso continuano ad avere sintomi depressivi residui e il trattamento che porta ad una remissione completa non è una pratica comune3.
Trattare i sintomi residui
Dopo aver raggiunto la remissione, la presenza di sintomi residui, di cui quelli cognitivi risultano essere i più diffusi, risulta spesso dannosa sia per il paziente che per quelli che lo circondano, in quanto qualsiasi alterazione residua porta spesso ad una ridotta produttività lavorativa del paziente e ad una ridotta qualità di vita generale1,3. Con il tempo, ciò può far sì che il paziente ricada in un altro episodio depressivo maggiore o addirittura in un ciclo cronico di depressione1,3.
Poichè i sintomi cognitivi residui possono aumentare il rischio di ricaduta di un paziente, questi devono essere valutati e trattati in modo appropriato
Prevenire le ricadute
In uno studio su pazienti in remissione, il 76% di quelli che presentavano sintomi residui ha avuto una ricaduta entro 10 mesi, rispetto al 25% di quelli che non manifestavano sintomi residui apparenti8.
La scomparsa delle manifestazioni emozionali della depressione non è sufficiente ad ottenere il pieno recupero. Poiché i sintomi cognitivi residui possono aumentare il rischio di ricaduta di un paziente, questi devono essere valutati e trattati in modo appropriato1,3. Una raccomandazione per assicurarsi che ciò sia fatto è quella di andare a valutare ripetutamente la gravità dei sintomi in ogni incontro di follow-up, utilizzando le stesse valutazioni utilizzate nel processo iniziale di diagnosi9. Questo è un marker della progressione dei sintomi e del successo della terapia nel tempo, e può favorire il riconoscimento di questi sintomi residui e quindi il loro più appropriato trattamento9.
Mantenere l'aderenza
Dati provenienti da uno studio riportano che solo il 30% dei pazienti affetti da depressione ha continuato ad aderire alla propria terapia dopo 3 mesi - circa il 50% in meno rispetto al tasso osservato in pazienti diabetici e ipertesi nello stesso studio10.
Una depressione prolungata o una ricaduta gravano anche sul sistema sanitario in quanto i pazienti ricercano ulteriori cure ed aumenta il rischio di patologie concomitanti
L'aderenza al trattamento antidepressivo è essenziale per una risposta di successo, e dovrebbe essere mantenuta per almeno sei mesi dalla scomparsa dei sintomi11,12. Eppure, nello studio menzionato prima, mentre il 30% dei pazienti affetti da depressione ha continuato ad essere aderente al trattamento farmacologico a tre mesi dal suo inizio, dopo 6 mesi si è avuta un’ulteriore diminuzione fino ad arrivare al 20% e all’8% dopo 12 mesi, evidenziando il grado di non aderenza tra i pazienti con tale condizione13. Questa riduzione dell’aderenza può aumentare il rischio di recidiva e/o ricaduta della depressione, oltre che promuovere la persistenza dei sintomi14,15. Una depressione prolungata o una ricaduta gravano anche sul sistema sanitario in quanto i pazienti ricercano ulteriori cure dal loro medico16, e aumenta il rischio di patologie concomitanti come patologie coronariche o diabete17,18. L'aderenza alla terapia è, pertanto, una sfida importante da vincere ed approcci collaborativi per la cura del paziente, come programmi educazionali e di gestione della patologia forniti dal farmacista, possono aiutare coloro che soffrono di depressione a continuare il trattamento, come raccomandato dal loro medico19,20.