La schizofrenia è una malattia cronica, grave ed invalidante soggetta ancora oggi ad un forte stigma che, in molti casi, non ne consente una diagnosi tempestiva.
Gli attuali trattamenti comprendono non solo farmaci antipsicotici ma anche diversi approcci psicosociali che mirano a ridurre l'impatto della malattia sulla vita della persona che ne è affetta.
La parola all'esperto che mette in risalto queste tematiche in una breve intervista video.
Quali passi in avanti sono stati fatti e quanto ancora si può fare per migliorare l’inserimento lavorativo e le attività di socializzazione per pazienti affetti da schizofrenia?
"La schizofrenia rimane una malattia gravissima alla pari o forse anche più dei tumori, tanto per avere un'idea. Nonostante siano stati fatti progressi enormi si tratta comunque di una malattia altamente debilitante non solo per il paziente ma anche per le persone che vi stanno intorno.
Siamo passati da un periodo in cui l'assenza di trattamento farmacologico portava la maggior parte dei pazienti in manicomio, ad un periodo in cui abbiamo farmaci sempre più efficaci, tollerati e in grado di trattare efficacemente la schizofrenia.
Più recentemente si sono aggiunti anche trattamenti di tipo psicosociale che sono fortemente complementari al trattamento farmacologico e in grado di potenziare l’efficacia dei farmaci. Ci sono interventi di cognitive remediation, interventi di ergoterapia con inserimenti lavorativi e reinserimenti nella società, che contribuiscono nettamente alla cura di questa malattia e al miglioramento della qualità di vita dei nostri pazienti e anche delle persone che vi stanno intorno. Il trattamento farmacologico rimane ad oggi il pilastro fondamentale, ma abbiamo farmaci sempre più efficaci non solo per il modo in cui funzionano su deliri e allucinazioni, ma anche per il modo in cui vengono tollerati, la garanzia dell’assunzione del farmaco e l’efficacia su clusters di sintomi particolari che non sono limitati ai deliri più devastanti. Ci stiamo muovendo sempre più verso un trattamento più fine, personalizzato e rispettoso dell’intero paziente ".
Ancora oggi una percentuale elevata di pazienti affetti da schizofrenia e dei loro caregiver tende a nascondere il problema a causa dello stigma che ruota attorno a questa patologia. Che ruolo ha lo psichiatra nel modificare tale concezione?
"La schizofrenia, come anche la malattia mentale in generale, è ancora oggetto di stigma. Nonostante si proclami una accettazione e un'apertura da parte della società c’è ancora molta paura, discriminazione, diffidenza e una tendenza a non riconoscerla per quello che è. La schizofrenia è una malattia, prima di tutto biologica con alcuni microcircuiti cerebrali che non funzionano come dovrebbero; ha poi delle implicazioni sociali e psicologiche ma resta pur sempre una malattia, non una cosa di cui dobbiamo vergognarci e per cui dobbiamo discriminare. In molti casi la schizofrenia è talmente tanto grave da non essere nascosta, ma è soprattutto nei casi in cui è più lieve o meno grave che compaiono i sintomi prodromici (che sono poi casi che possono essere curati meglio) su cui dobbiamo intervenire. Quindi la lotta allo stigma è importante non solo e non tanto per i pazienti più gravi ma soprattutto per quelli meno gravi che sono quelli che beneficiano maggiormente delle strategie di prevenzione o di trattamento precoce".