

Durante un expert meeting tenutosi durante il Congresso APA, secondo il Professore Ashok Malla del Dipartimento di Psichiatria del McGill Universisty Health Center nel Missouri, Stati Uniti, non ci si abitua mai a vedere pazienti giovani che ricevono una diagnosi di schizofrenia.
Questa patologia minaccia di rovinare le loro vite ed il Professore Nasrallah è convinto del fatto che, come un cardiologo impedisce ai pazienti di avere ripetuti arresti cardiaci, anche gli psichiatri devono evitare i danni cerebrali causati da un episodio psicotico nei pazienti affetti da schizofrenia.
Ogni ricaduta danneggia il cervello. Il Prof. Nasrallah ha riportato che i pazienti possono perdere l’1% del volume cerebrale (circa 12cc) durante un singolo episodio psicotico. Oltre all’atrofia tissutale, si riduce la ricchezza delle connessioni neuronali e dendritiche e si indebolisce la capacità di neurogenesi.
Questa è la dura realtà nella gestione della schizofrenia che il Prof. Nasrallah ricorda ai delegati del Congresso: la maggior parte dei pazienti con un primo episodio risponde bene ai trattamenti ma, dopo 5 anni, la situazione cambia e più dell’80% dei pazienti andrà incontro a ricaduta, frequentemente per molti di loro.
Combattere uno schema
Secondo Philip Harvey, Professore di Psichiatria e Scienze Comportamentali della University of Miami Miller School of Medicine, lo schema ripetuto di alternanza tra stabilizzazione e ricaduta è molto dannoso e responsabile del progressivo declino delle funzioni cognitive nei pazienti affetti da schizofrenia.
Gli approcci per la gestione del paziente che combinano una terapia farmacologica con programmi terapeutici mirati al recupero cognitivo e interventi psicologici aggiuntivi hanno portato benefici funzionali ai pazienti, migliorando di 12 volte la produttività dei pazienti nel periodo di osservazione di un anno.
La schizofrenia ha una ricca storia in termini di ricerca e studio di nuovi farmaci come evidenziato dal Professore Frank Tarazi del Dipartimento di Psichiatria e Neuroscienze della Harvard Medical School. I princìpi farmacologici non sono più dominati da un’ipotesi puramente dopaminergica della patologia e del target farmacologico. Infatti, il Professore sostiene che nella schizofrenia non esiste una terapia che funzioni come una bacchetta magica. Al contrario, sono stati sviluppati trattamenti in grado di offrire un approccio più ampio su differenti target, dove un singolo farmaco può agire attraverso molteplici recettori.
Azione precoce con i LAI
Secondo il Professore Ashok Malla, gli antipsicotici iniettabili a rilascio prolungato (LAI) rappresentano un importante sviluppo per risolvere un reale problema della schizofrenia: la scarsa aderenza al trattamento. Gli psichiatri non dovrebbero attendere che il paziente vada incontro ad una ricaduta a causa di una scarsa compliance al trattamento prima di pensare ad un LAI, ma piuttosto impiegare i farmaci LAI precocemente nella gestione dei pazienti, prima che la malattia proceda verso un decadimento progressivo provocato da continue ricadute
Il ruolo degli antipsicotici iniettabili a rilascio prolungato (LAI) negli outcome a lungo termine della schizofrenia
Ogni volta che un paziente affetto da schizofrenia manifesta una ricaduta psicotica, si avvicina sempre di più verso una condizione di deterioramento e di recovery incompleta, caratterizzata da sin

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