Presentazione Carta della Salute Mentale

Nuovo approccio integrato della Società Italiana di Psichiatria: PRESENTAZIONE UFFICIALE DELLA “CARTA DELLA SALUTE MENTALE”

 12 Aprile 2017 Senato della Repubblica, Roma

VIDEO INTERVISTA AL PROF. MENCACCI E PROF. MENNINI 

La salute mentale deve essere inserita all’interno di un piano globale d’azione. Queste sono le indicazioni che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rivolto a tutti gli Stati Membri per il periodo 2013-2020. A tale scopo, la Società Italiana di Psichiatria ha costituito un gruppo di lavoro insieme alle Associazioni di pazienti e familiari e ad altre società scientifiche per stilare la “Carta della Salute Mentale”, che è stata presentata il 12 aprile a Roma presso la Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”. Durante la giornata sono intervenuti rappresentati del mondo politico, delle Istituzioni, del mondo accademico e delle associazioni di pazienti e familiari per fare il punto sulla gestione del paziente con disturbi mentali.

Il gap tra il tipo di cure di cui i malati psichiatrici avrebbero bisogno e quello che invece ricevono è ancora molto ampio. Mancano ad esempio i dati di prevalenza di molte malattie mentali tra cui la schizofrenia, il disturbo bipolare e i disturbi psichiatrici e comportamentali dell’età evolutiva. “Si sente l’esigenza di una struttura in grado di coniugare ricerca preclinica con valore traslazionale a ricerca clinico-epidemiologica, in grado anche di creare reti - spiega Enrico Alleva - Direttore del Reparto Neuroscienze Comportamentali presso il Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS)–. L’ISS vanta diversi filoni di ricerca preclinica che spaziano da studi epidemiologici a studi sulla plasticità neurale attraverso biomarcatori come NGF o BDNF, fino allo studio dei fattori che possono modificare la risposta al trattamento attraverso l’impiego dei Big Data. Presso l’ISS sono attive anche ricerche multidisciplinari focalizzate sui fattori in grado di modificare la suscettibilità a disturbi quali autismo o ADHD. Per quanto riguarda la ricerca clinico-epidemiologica, sono già in corso studi su disturbi del neuro-sviluppo, sindromi ticcose, stadi vegetativi e depressioni maggiori. L’ISS cura inoltre molte attività istituzionali di supporto al Ministero della Salute oltre alle attività di formazione e informazione degli operatori del Sistema Sanitario Nazionale.

Carta della Salute Mentale: nuove linee guida per una corretta gestione della patologia

Dodici punti per migliorare la qualità di vita di pazienti affetti da disturbi mentali. Si articola così la Carta presentata dal professor Claudio Mencacci, presidente della Società Italiana di Psichiatria (SIP). “Siamo in una situazione di emergenza sia dal punto di vista clinico-gestionale che sociale ed economico”. La presentazione di Mencacci ha fornito una fotografia della situazione italiana: quasi 800 mila pazienti con disturbi importanti e in cura presso i servizi sociali pubblici da gestire con un finanziamento annuo di 3,1 miliardi di euro. Solo uno su sei però continua il trattamento oltre i 90 giorni. I ricoveri, che in media durano 12 giorni, sono in calo, ma intercettano prevalentemente over 45. È invece poco rappresentata la fascia di giovani e giovanissimi, sebbene il 75% delle malattie mentali insorga entro i 24 anni. “L’attenzione alla prevenzione e a intercettare queste patologie agli esordi è bassa -  ha commentato Mencacci. Stabile, invece, è il numero dei Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO) che si attesta a 8777 in un anno, anche se con variabilità regionali. La sanità mentale costa 3,5 miliardi per l’assistenza territoriale e 222 milioni per l’assistenza ospedaliera, ovvero il 3,1% degli investimenti della spesa sanitaria italiana: “Siamo ben lontani, quindi, dalla soglia minima del 5% cui si erano impegnate le Regioni con un documento sottoscritto all’unanimità da tutti i Presidenti il 18 gennaio 2001”.

Piano nazionale per la salute mentale: l’impegno del ministero della salute e i nuovi obiettivi

“Il Ministero in questi anni non è stato a guardare. Lavoriamo da decenni in questo settore: bisogna continuare e migliorare il monitoraggio di quanto già è stato fatto fino a qui per mantenere il rispetto guadagnato a livello europeo”. Con questa premessa Teresa Di Fiandra, Dirigente psicologa presso l’Ufficio Prevenzione delle dipendenze, doping e salute mentale del Ministero della Salute, ha ripercorso il lavoro e le azioni fatte dal Ministero in questi anni sulla salute mentale. La panoramica generale delle iniziative del Ministero è partita dal Piano di Azioni Nazionali per la Salute Mentale (PANSM), approvato in Conferenza unificata nel 2013, in cui sono definiti gli obiettivi di salute per la popolazione, le azioni e gli attori necessari per conseguirli, i criteri e gli indicatori di verifica e valutazione. Dalla strategia generale del piano discendono altri documenti operativi che Di Fiandra ha ricordato, tra cui l’accordo del 2013 sulle strutture Residenziali Psichiatriche, gli interventi residenziali e semiresidenziali terapeutico-riabilitativi per i disturbi neuropsichici dell’infanzia e dell’adolescenza del 2014 e la definizione dei percorsi di cura da attivare nei Dipartimenti di salute mentale per i disturbi schizofrenici, i disturbi dell’umore e i disturbi gravi di personalità del 2014. “Nell’ambito delle attività del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) - ha sottolineato Di Fiandra - è stato approvato il finanziamento di un programma nazionale per la salute mentale: sperimenteremo in quattro Regioni l’azione delle linee guida di indirizzo clinico e dall’analisi dei costi derivata estrapoleremo dati utili per scelte future”. Tra le altre iniziative menzionate troviamo i tavoli interregionali come quello sulla neuropsichiatria nell’adolescenza o quello sull’autismo, e ancora progetti come quello coordinato dalla Regione Toscana per fare una panoramica dei problemi di salute nelle carceri italiane.

L’impatto economico della schizofrenia sul sistema previdenziale, sociale e sanitario

La giornata è stata anche l’occasione per presentare uno studio sulla schizofrenia condotto dell'Economic Evaluation and HTA del CEIS dell'Università di Roma “Tor Vergata”. Secondo quanto presentato dal professor Francesco Saverio Mennini, Research Director del CEIS, la schizofrenia costa 2,7 miliardi di euro e colpisce circa 300 mila persone nel nostro Paese. Il peso economico è diviso equamente tra costi diretti (farmaci, ospedalizzazioni, residenzialità, semi-residenzialità specialistica) e indiretti (perdita della produttività del soggetto e dei caregiver e costi delle pensioni). Eppure si potrebbero risparmiare circa 90 milioni di euro all’anno applicando un modello di Management del percorso di cura del paziente (MoMa) basato su una corretta gestione dell’assistito a partire dalle fasi iniziali della patologia e introducendo, ove possibile, i farmaci LAI (Long Acting Injectable), che ad oggi vengono prescritti al 10% circa dei 152 mila pazienti trattati con antipsicotici. “Seguendo l’approccio MoMa -  spiega Mennini - il numero di pazienti che potrebbe usufruire di un vantaggio con il trattamento LAI potrebbe variare tra il 50% (stima basata sull’expert opinion del S.Andrea) ed il 30% (basato sui pazienti under 35 presenti in Italia)”. Lo studio ha incluso 270 pazienti e ha stimato che a fronte di un incremento di 248 mila euro annui della spesa dei farmaci si sono ottenuti oltre 321 mila euro di riduzioni di spesa per le ospedalizzazioni, che arrivano a 348 mila euro risparmiati se si considerano anche i costi indiretti. Proiettando i risultati a livello nazionale si potrebbe arrivare quindi a un risparmio di 90 milioni di euro.

“La Carta della Salute Mentale riassume tutte le richieste che da anni chiediamo". Commenta così Gemma Del Carlo, presidente del Coordinamento Toscano delle Associazioni per la Salute Mentale, che durante il suo intervento ha ribadito l’importanza di un sistema di gestione unico regionale, con un flusso a eventi e una cartella clinica informatizzata. Particolare attenzione va posta all’età evolutiva, che appare la più critica, anche per l’aumento dell’uso di alcool e sostanze stupefacenti. “La spesa per la salute mentale – ha infine concluso Del Carlo - è completamente inadeguata”. L'augurio è che questa Carta sia un ulteriore richiamo al Ministero della Salute affinché verifichi l'applicazione di quanto previsto dalle leggi in materia.

Malattia mentale, ancora poco considerata

Importanti riflessioni sono arrivate anche nella fase conclusiva della giornata, durante la tavola rotonda che ha visto la partecipazione di esponenti delle Istituzioni, delle associazioni e della politica. “I dati OsMed relativi alla depressione sono allarmanti: 1 milione e 200 mila pazienti con depressione stanno affrontando un trattamento farmacologico stabile”. A dirlo è Valentina Mantua, Psichiatra Dirigente Medico Agenzia Italiana del Farmaco, che ha sottolineato due fattori chiave su cui è necessario lavorare: l’innovazione, che non è solo farmacologica ma anche metodologica, e la tecnologia. “Quella della salute mentale è l’area della medicina meno innovativa tra tutte - ha precisato Mantua – con solo due farmaci innovativi a disposizione”. Ma la tecnologia include anche i device che in questo campo possono essere di grande supporto, si pensi ad esempio ai teleconsulti per tenere i pazienti vicini alla struttura o alla tecnologia per la prevenzione secondaria.

I diversi interlocutori hanno ribadito più volte anche le esigenze, emerse chiaramente durante tutta la giornata, di poter disporre di finanziamenti adeguati. Francesco Baglioni, Direttore del Progetto Itaca Onlus, nel sottolineare l’urgenza di avere a disposizione risorse economiche sufficienti, ha concluso il suo intervento con una domanda che apre una riflessione: “Le patologie mentali sono paragonabili a quelle tumorali per incidenza, perché però raccolgono molti meno fondi?”.