L'esercizio fisico e una buona attitudine allo sport favoriscono la salute mentale e diminuiscono il rischio di sviluppare la schizofrenia

In persone affette da schizofrenia, l'esercizio fisico ha portato miglioramenti all'apparato cardiovascolare oltre che un aumento della connettività e del volume cerebrale. 

L'attività fisica ha influenzato positivamente l'integrità della materia bianca sia nei soggetti sani che nelle persone affette da schizofrenia. inoltre, nei pazienti, L'allenamento ha migliorato i punteggi PANNS ed in particolare i sintomi positivi, come sostenuto dal prof. Hileke Hulshoff Pol (Centro universitario di Utrecht, Olanda) durante il simposio sull'impatto neurobiologico dell'esercizio fisico.

lo studio TOPFIT ha coinvolto 33 persone affette da schizofrenia ed un gruupo di controllo di 48 persone - entrambe i gruppi non erano ellanti fisicamente - randomizzati ad un programma di esercizio o alla loro normale routine quotidiana.

 

Monitoraggio dei tratti delle fibre

 

Il programma di training semestrale consisteva in un'ora di esercizio fisico, due volte a settimana, usando la cyclette e a scelta il tapis roulant o il vogatore, oltre che esercizio anaerobico con i pesi. Per poter entrare nelle analisi, i soggetti dovevano essere complianti almeno al 50% del programma. I pazienti e il gruppo controllo sono stati abbinati secondo variabili demografiche standard.

I dati di monitoraggio delle fibre nei controlli sani hanno mostrato un lieve declino della connettività cerebrale tra il basale e sei mesi. Riguardo i pazienti invece, coloro che hanno iniziato con un punteggio inferiore rispetto al basale ai controlli, vi è stato un significativo aumento delle fibre nella materia bianca. Ciò è stato particolarmente evidente nel tratto cortico-spinale, che si riferisce alla funzione motoria.

Entrambi i gruppi hanno mostrato un miglioramento dell'apparato cardiovascolare. Nessuno invece ha mostrato cambiamenti nell'IMC (Indice di Massa Corporea).

 

Motivare i pazienti: la vera sfida

 

In risposta a una domanda da parte del pubblico, il dottor Pol ha convenuto che motivare i pazienti affetti da schizofrenia ad intraprendere un programma di esercizi, si dimostrerebbe una sfida: durante lo studio ci sono stati certamente  pazienti che sono entrati nello studio ma non hanno rispettato il programma e altri che hanno da subito rifiutato di partecipare.

I vantaggi potenziali di un programma di formazione di durata più breve, sono stati indagati da Berend Malchow (Università di Monaco di Baviera, Germania) insieme ai colleghi di Monaco e Göttingen. Ventuno persone con schizofrenia e 27 controlli sani sono stati assegnati a sei settimane di allenamento (tre sessioni di trenta minuti alla settimana) seguito da sei settimane di formazione cognitiva. Un gruppo di controllo attivo di 26 persone affette da schizofrenia è stato assegnato a simili periodi di biliardino seguito da formazione cognitiva. I 26 pazienti avevano avuto diversi episodi di schizofrenia ed entrambi i gruppi erano in precedenza fisicamente inattivi.

Il biliardino ha incrementato il volume nella corteccia cingolata anteriore

 

Morfometria cerebrale completa

 

I controlli sani al basale avevano una più elevata performance alla cyclette sull'ergometro rispetto ai pazienti affetti da schizofrenia. Ma, dopo l'allenamento, il gruppo di pazienti ha superato la capacità lavorativa iniziale dei controlli sani. Il calcio da tavolo non ha prodotto alcun aumento delle performance iniziali.

Il programma combinato di esercizio e formazione cognitiva, ha portato a miglioramenti sulla scala Globale di valutazione del funzionamento (con un migliore adeguamento sociale e attività di svago e lavoro) oltre che di alcuni sottodomini cognitivi - che non si sono verificati con il solo biliardino.

La morfometria cerebrale completa ha mostrato alcuni sottili cambiamenti nella materia grigia, con un aumento del volume nella circonvoluzione temporale rispetto al basale nei pazienti affetti da schizofrenia; il biliardino ha aumentato il volume  nella corteccia cingolata anteriore.

Non ci sono stati cambiamenti nel volume dell'ippocampo.

Questi cambiamenti sono regrediti dopo tre mesi senza ulteriori allenamenti e solo due pazienti hanno continuato ad esercitarsi volontariamente - ciònonostante molti dicono di aver apprezzato il beneficio di una migliore forma fisica nell'affrontare le attività quotidiane come il salire le scale.

 

Quando lo sviluppo è ritardato, si ritarda anche la degenerazione 

 

Lo studio sul coorte sulle nascite in Finlandia, che segue più di dodici mila individui nati nel 1966, continua a produrre informazioni che fanno riflettere riguardo il fattore di rischio per lo sviluppo della schizofrenia. In media i bambini che hanno sviluppato la schizofrenia nella vita adulta, hanno imparato ad alzarsi in piedi o a camminare 2-3 settimane dopo i bambini che non hanno sviluppato la malattia durante i cinquant'anni di follow-up, ha spiegato Matti Isohanni (Università di Oulu, Finlandia).

I bambini che hanno sviluppato la schizofrenia nella vita adulta, hanno imparato ad alzarsi in piedi o a camminare 2-3 settimane dopo i bambini che non hanno sviluppato la malattia

Ciò suggerisce un sottile ritardo di sviluppo pre-morboso.

Nelle persone che hanno sviluppato la schizofrenia, lo sviluppo motorio all'età di un anno è stato predittivo per lo sviluppo motorio a sedici anni. Questa associazione non si è trovata in coloro che non hanno sviluppato la malattia: coloro che l'hanno sviluppata tardivamente sembrano avere l'opportunità di recuperare. Ma nei bambini che svilupperanno la psicosi, è come se questo recupero fosse impedito dall'assenza di plasticità nei percorsi di sviluppo che regolano la funzione motoria.

Altri due importanti risultati indicano che nel sottogruppo di schizofrenia, lo sviluppo motorio all'età di un anno è stato predittivo per il deterioramento cognitivo in età adulta. È come se l'anormale neurosvluppo sia in qualche modo legato alla neurodegenerazione successiva. In secondo luogo, avere buoni voti scolastici in educazione fisica fino all'età di 16 anni è associato ad una riduzione del 20% del rischio di sviluppare la schizofrenia in età adulta.

 

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