COVID-19 e gestione dei pazienti con emicrania: quali le novità?

L’attuale pandemia di COVID-19 pone delle sfide a breve termine per la gestione dell’emicrania, ma queste possono essere trasformate in interventi a lungo termine? Durante l'European Academy of Neurology 2020 i relatori di questo simposio satellite hanno discusso del ruolo della telemedicina e delle terapie basate sul peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP).

Tenuto conto degli ospedali impegnati nell’assistenza acuta dei pazienti affetti da COVID-19, la gestione di condizioni meno pericolose per la vita, come l’emicrania, è cambiata. Patricia Pozo‑Rosich (Vall d’Hebron University Hospital, Barcellona, Spagna) ha introdotto questa sessione con la seguente domanda “come possiamo offrire una continuità di cura e soddisfare i bisogni dei nostri pazienti, in questo momento in cui le visite virtuali sono diventate la norma?”.

Le sfide a breve termine si stanno trasformando in vantaggi a lungo termine

L’attuale crisi ha evidenziato due aree importanti in cui le sfide a breve termine possono essere trasformate in vantaggi a lungo termine. Innanzitutto, il passaggio da una gestione dipendente dal medico ad una più incentrata sul paziente ed, in secondo luogo, il passaggio dai farmaci per l'acuto all'introduzione di nuove terapie preventive.

Durante la crisi correlata a COVID­‑19 è aumentato notevolmente l’interesse per la telemedicina tra i medici. Andreas Gantenbein (RehaClinc Bad Zurzach, Svizzera) ha presentato i dati di alcuni studi di telemedicina per la gestione dell’emicrania. 

Durante la crisi correlata a COVID­‑19 è aumentato notevolmente l’interesse per la telemedicina tra i medici

In uno studio, i pazienti appartenenti al gruppo di telemedicina hanno ritenuto maggiore la comodità e i tempi di visita sono stati più brevi1. Uno studio randomizzato condotto su 402 pazienti con cefalee non acute ha mostrato che un consulto di telemedicina è efficace e sicuro quanto un consulto tradizionale, senza differenze significative nella variazione dal basale di Headache Impact Test‑6 o dell’intensità del dolore2. La telemedicina presenta particolari vantaggi in Paesi o contesti in cui i pazienti devono percorrere lunghe distanze per accedere ai servizi sanitari. Il Dott. Gantenbein ha spiegato che sono disponibili app sia per il monitoraggio del paziente (ad es. diario elettronico dei sintomi) che per l’auto-supporto (ad es. tecniche di rilassamento), che consentono ai pazienti di assumere un maggiore controllo. 

Vi sarà una richiesta continua di telemedicina in futuro perchè i pazienti stanno apprezzando i suoi benefici

Pascal Proot (University Hospital UZ Ghent, Belgio) ha evidenziato le sfide legate ai farmaci acuti esistenti, che portano alla non aderenza al trattamento entro un anno in una percentuale che arriva all’83% dei pazienti3. Stewart Tepper (Dartmouth Medical School, New Hampshire, US) ha presentato la sua esperienza con l’uso degli anticorpi monoclonali anti-CGRP come terapie preventive. Il “The American Headache Society Position Statement On Integrating New Migraine Treatments Into Clinical Practice”4 afferma che gli effetti di queste terapie preventive possono durare per giorni o settimane, e che sono efficaci nei pazienti in cui i precedenti trattamenti preventivi hanno fallito.

La discussione del panel ha concluso che vi sarà una domanda continua di telemedicina in futuro, perché i pazienti stanno apprezzando i suoi benefici. Le visite di persona possono essere riservate a coloro con sintomi "red flag" o la necessità di esami o indagini cliniche.

 

Novartis ha fornito un supporto finanziario a scopo educazionale per questo simposio satellite.

Our correspondent’s highlights from the symposium are meant as a fair representation of the scientific content presented. The views and opinions expressed on this page do not necessarily reflect those of Lundbeck.

References

  1. Friedman D, et al. Cephalalgia 2019:39:1577‑85
  2. Muller KI, et al. Neurology 2017;89:153-62
  3. Hepp Z, et al. Cephalalgia 2015;35:478-88
  4. American Headache Society. Headache 2019;59:1-18